Una storia, tante storie. Stefano Abatangelo – The Hammer – a 40 anni conquista il titolo italiano dei medio massimi.

Già, The Hammer – il martello. Un appellativo che gli è stato dato da un procuratore francese che dopo un match condotto in maniera vincente, gli si è avvicinato per dirgli che in quella occasione aveva martellato l’avversario. Un giudizio tecnico perfetto per Stefano Abatangelo, che da allora ne ha fatto il modo caratteristico di condurre ogni suo incontro con attenzione, intelligenza, gioco di gambe e movimenti continui per non dare all’avversario riferimenti precisi. Chi segue la boxe e la tecnica di base di questo sport particolare, sa che per mettere sul ring tutte queste cose c’è assoluto bisogno di una preparazione fisico – atletica non comune, perché 10 round condotti a tale livello sfiancherebbero chiunque, se non dotato di una preventiva preparazione. E c’è poi il cervello da mettere in evidenza come parte fondamentale di freschezza fisica, capace di abbinarsi alla tonicità muscolare e ai riflessi che devono andare sempre di pari passo. Un insieme di situazioni che si intersecano all’uomo, al boxeur, alla sua voglia di vincere dopo tanti mesi di allenamenti duri, in cui metti alla prova la tua resistenza andando talora anche oltre i tuoi limiti, ma con la giusta rabbia di chi sa fare intersecare il duro lavoro alla vita famigliare e a quello sport per cui vivi e faresti qualsiasi cosa per realizzare i sogni chiusi nei cassetti dell’anima. E “Il martello” Stefano Abatangelo lo sa che la boxe viene subito dopo la famiglia, i suoi affetti più cari, i figli, la moglie. Tuttavia, sente quanto nella boxe lui si riveda quasi come la risposta alla vita che l’ha fatto diventare presto uomo grazie al lavoro, alla fatica di svegliarsi alle cinque del mattino e recarsi con il suo “negozio” mobile di formaggi, affettati, olive e una moltitudine di prodotti caseari, in quel suo posto assegnato dal Comune di Torino presso il Mercato di Corso Racconigi. Più volte abbiamo avuto modo di narrare la storia di questo pugile che attrae come una calamita per quella sorta di unicità di ragionamenti da libro cuore, in cui lui sa condurti in un mondo fatto di fatica, dove il sacrificio è un passaggio obbligato per arrivare là dove nessuno ti regala nulla. E oggi che a 40 anni per la terza volta ha conquistato il titolo italiano dei medio massimi, ha tanta voglia di mettersi ancora in gioco preparando il titolo europeo e, perché no, anche quello mondiale. Quella di Stefano Abatangelo è una storia da narrare scrivendo un libro, partendo dalla genesi dei suoi primordi all’età di 13 anni in cui per la prima volta si recò in palestra per capire cos’era la boxe. Gli piacque subito, forse perché incarna ancora oggi lo sport che meglio di ogni altro coglie il sacrificio, la durezza dell’essere umano dove, tuttavia, non scatta mai l’odio come contrasto tra esseri umani, ma, al contrario, si combatte su un ring che è campo di colpi, di pugni che cercano la tecnica, non l’inimicizia, l’astio, il livore, il rancore. E’ uno sport duro adatto a chi, come Stefano Hammer, ha bene in mente ciò che gli hanno insegnato i suoi genitori per vivere la vita, stando sempre con i piedi ben piantati in terra. Fare voli pindarici non è nel pensiero ricorrente di questo pugile semplice e buono come un buon panino al salame, un bicchiere di vino e tanta amicizia sincera, mai interessata a chissà quale convenienza personale. Ed è questo il bello di questo pugile 40enne che ha cervello fino come la tecnica che mette in atto sul ring contro ogni avversario, in cui spesso ha vinto ma ha anche perso, valutando poi gli sbagli fatti e ripararli al prossimo incontro. E oggi, che una volta tanto col suo “negozio” mobile di salumeria non è andato a lavorare al mercato di Corso Racconigi a Torino per festeggiare con la sua famiglia e gli amici cari l’avvenuta conquista del titolo italiano, Stefano Abatangelo detto “il martello” rivive l’emozione del KOT (KO Tecnico) alla decima ripresa contro Federico Gassani, mentre scrive un’altra pagina importante del libro della sua vita.  

Salvino Cavallaro        

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